Occorre imitare Paolo per imitare Cristo. Perché Paolo rimanda sempre a Cristo. Paolo è il chiamato e l’apostolo che ha perfettamente risposto alla missione di andare e portare il nome di Cristo davanti ai re e alle nazioni.
Nell’immagine voluta da don Alberione, vediamo l’apostolo Paolo, sullo sfondo di una fascia luminosa, con in mano il libro delle sue “Lettere”. San Paolo si presenta come il Dottore delle Genti. La sua universalità va considerata sia riguardo ai popoli, sia riguardo al sapere. Egli è il “Predicatore della verità in tutto il mondo”, del Vangelo è “stato costituito araldo, apostolo, maestro” (2 Timoteo 1,11).
Fedele interprete del Vangelo, lo presenta a tutta l’umanità e lo applica a tutte le singole necessità individuali, familiari e sociali. Su tutto, egli, Maestro e Dottore, ha saputo darci il suo grande insegnamento. La sua sintesi teologica è elaborata come nessun altro documento del Nuovo Testamento. Di essa si sono nutriti tutti i grandi pensatori cristiani; non c’è trattato di teologia che non vi cerchi in parte le fondamenta o non si richiami ad essa; ad essa fa capo tutto l’umanesimo cristiano.
Per questo motivo, fanno cornice alla figura dominante dell’Apostolo le figure di sei grandi luminari della dottrina della Chiesa che vogliono indicare altrettante discipline del sapere cristiano e umano. Paolo, il maestro e modello dell’apostolato delle edizioni con gli insigni imitatori che lo seguirono: Sant’Agostino (teologia dogmatica), San Tommaso d’Aquino (filosofia), San Bonaventura (teologia mistica), Sant’Alfonso (teologia morale), San Gregorio Magno (teologia pastorale) e Leone XIII (sociologia; il grande Pontefice, l’unico non santo, è in ginocchio). Don Alberione aveva un legame particolare con San Paolo. Diceva: “La Famiglia Paolina è suscitata da San Paolo per continuare la sua opera: è S. Paolo, vivo, ma che oggi è composto da tanti membri. Non abbiamo eletto noi S. Paolo: è lui che ha eletto e chiamato noi. Vuole che facciamo quello che egli farebbe se oggi vivesse. Se vivesse, che cosa farebbe? Adempirebbe i due grandi precetti come ha saputo adempierli: amare Iddio con tutto il cuore, con tutte le forze, con tutta la mente; e amare il prossimo senza nulla risparmiarsi, perché egli ha vissuto Cristo: Vive in me il Cristo (Galati 2,20). Egli adopererebbe i più alti pulpiti eretti dal progresso odierno: stampa, cinema, radio, televisione; i più grandi ritrovati della dottrina d’amore e di salvezza: il Vangelo di Gesù Cristo” (1954: Prediche, 293). “Non sarebbe, la sua dottrina, fredda ed astratta. Quando egli arrivava, non compariva per una conferenza occasionale: ma si fermava e formava: ottenere il consenso dell’intelletto, persuadere, convertire, unire a Cristo, avviare ad una vita pienamente cristiana. Non partiva che quando vi era la morale certezza della perseveranza dei suoi. Lasciava dei presbiteri a continuare la sua opera; vi ritornava spesso con la parola e con lo scritto; voleva notizie, stava con loro in spirito, pregava per essi” (1954: Carissimi in San Paolo, 1151-1152). “Molte volte san Paolo è considerato soltanto nella sua grande attività apostolica; ma questa partiva dal cuore, dal suo grande amore a Gesù Cristo, al Vangelo, alle anime. Si comprende allora come abbia potuto farsi “tutto a tutti”; come abbia vissuto il grido: charitas Christi urget nos; come abbia sentito in sé i bisogni e le gioie di tutti” (1952: Spiritualità Paolina, 375).
“Protendersi in avanti! (Fil 3,13). Tener sempre presente ciò che ci manca. Non c’è tempo a compiacersi del passato, a raccontare le cose che si sono fatte, i risultati ottenuti in questa o quella diocesi, in questa o quella giornata del Vangelo, del catechismo, mariana, ecc. Non c’è tempo! C’è solo tempo a ricordare quello che ci manca, se vogliamo essere saggi e apostoli, formati sul cuore di San Paolo” (1957: Prediche, 137).
“L’Istituto è stato ispirato da lui. Egli ne è il padre, ne è la luce, ne è il protettore, ne è il Maestro, tutto. I figli hanno la vita del Padre: vivere perciò come lui. […] La Famiglia Paolina, composta di molti membri, deve essere Paolo oggi vivente, in un corpo sociale” (1955: Prediche, 291).
“San Paolo è il nostro Padre: da Lui noi dobbiamo prendere lo spirito, la mentalità, l’amore a Gesù Cristo e l’amore alle anime” (1958: Spiritualità Paolina, 93); “Chi avvicina san Paolo a poco a poco si trasforma, impara a vivere come lui, a pregare come lui. Chi ama san Paolo dilata presto il suo cuore, diventa generoso, largo nelle sue vedute” (1940: Oportet orare 2, 362).