Vivere in pienezza l’azione liturgica

Si è svolto a Roma, dal 16 al 20 gennaio 2023, il Corso internazionale di formazione per responsabili delle celebrazioni liturgiche del Vescovo “Vivere in pienezza l’azione liturgica”. Nella giornata di chiusura, Papa Francesco si è rivolto ai partecipanti, offrendo delle indicazioni particolari che, tuttavia, possono essere fatte proprie nella vita liturgica della Parrocchia.

Il requisito di base è la consapevolezza che il servizio alla liturgia richiede sia conoscenze approfondite sia il senso pastorale.

Ed ecco, allora, la prima indicazione: «Oggi non si parla più del “cerimoniere”, cioè di colui che cura le “sacre cerimonie”; piuttosto i libri liturgici fanno riferimento al maestro delle celebrazioni», dice il Papa. Qual è il suo compito? Prima di tutto, «il maestro ti insegna la liturgia quando ti guida all’incontro con il mistero pasquale di Cristo». L’azione liturgica tende a questo. L’altro compito del maestro delle celebrazioni è «disporre tutto perché la liturgia risplenda per decoro, semplicità e ordine (cfr Caeremoniale Episcoporum, 34). Il ministero del maestro è una diaconia… al servizio della comunità… che agisca con discrezione, in modo diligente, non anteponendo il rito a ciò che esprime, ma aiutando a coglierne il senso e lo spirito, sottolineando con il suo agire che il centro è Cristo crocifisso e risorto». Lo scopo, infatti, è quello di favorire «la fruttuosa partecipazione del popolo di Dio. Ritorna qui uno dei principi cardine del Vaticano II: dobbiamo avere sempre davanti agli occhi il bene delle comunità, la cura pastorale dei fedeli, per condurre il popolo a Cristo e Cristo al popolo».

Questo è l’obiettivo quando si prepara e si guida una celebrazione. «Se trascuriamo questo – afferma il Papa – avremo delle belle ritualità, ma senza forza, senza sapore, senza senso perché non toccano il cuore e l’esistenza del popolo di Dio. E questo succede quando il presidente de facto non è il vescovo, il sacerdote, ma è il cerimoniere, e quando questa presidenza scivola verso il cerimoniere, è finito tutto. Il presidente è colui che presiede, non è il cerimoniere. Anzi, il cerimoniere più nascosto è, meglio è. Meno si fa vedere, meglio è». Tutta l’attenzione va rivolta a Cristo. «È Cristo che fa vibrare il cuore, è l’incontro con Lui che attira lo spirito. “Una celebrazione che non evangelizza non è autentica” (Desiderio desideravi, 37). È un “balletto”, un bel balletto, estetico, bellissimo, ma non è autentica celebrazione».

Ovviamente, una partecipazione piena, consapevole, attiva e fruttuosa non avviene dal nulla. Di qui la necessità di una continua formazione per «accompagnare i fedeli a recuperare la capacità di vivere in pienezza l’azione liturgica e a continuare a stupirsi di ciò che nella celebrazione accade sotto i nostri occhi (cfr Desiderio desideravi, 31). Si noti, non parla della gioia estetica, per esempio, o del senso estetico, no, ma dello stupore. Lo stupore è una cosa diversa dal piacere estetico: è l’incontro con Dio. Soltanto l’incontro con il Signore ti dà lo stupore».

«Come in una grande orchestra, ognuno deve conoscere la propria parte, i movimenti, i gesti, i testi che pronuncia o che canta; allora la liturgia può essere una sinfonia di lode, una sinfonia appresa dalla lex orandi della Chiesa».

In conclusione, dice il Papa: «Aiutiamo le comunità a vivere della liturgia, a lasciarsene plasmare, perché – come dice la Scrittura – “chi ha sete, venga; chi vuole, prenda gratuitamente l’acqua della vita” (Apocalisse 22,17). Offriamo a tutti l’acqua sorgiva che sgorga copiosa dalla liturgia della Chiesa».