Pastori e laici chiamati a camminare insieme

Papa Francesco, nel discorso rivolto ai partecipanti al convegno promosso dal Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, che si è tenuto dal 16 al 18 febbraio 2023, ha fatto alcune sottolineature importanti per la vita della Chiesa. «La strada che Dio sta indicando alla Chiesa è proprio quella di vivere più intensamente e più concretamente la comunione e il camminare insieme. La invita a superare i modi di agire in autonomia o i binari paralleli che non si incontrano mai: il clero separato dai laici, i consacrati separati dal clero e dai fedeli, la fede intellettuale di alcune élites separata dalla fede popolare, la Curia romana separata dalle Chiese particolari, i vescovi separati dai sacerdoti, i giovani separati dagli anziani, i coniugi e le famiglie poco coinvolti nella vita delle comunità, i movimenti carismatici separati dalle parrocchie, e così via».

Cosa è necessario, allora? La risposta non può che essere: «Un Popolo unito nella missione. […] Condividere la missione, infatti, avvicina pastori e laici, crea comunione di intenti, manifesta la complementarietà dei diversi carismi e perciò suscita in tutti il desiderio di camminare insieme. Lo vediamo in Gesù stesso, che si è circondato, fin dall’inizio, di un gruppo di discepoli, uomini e donne, e ha vissuto con loro il suo ministero pubblico. Ma mai da solo. E quando ha inviato i Dodici ad annunciare il Regno di Dio li ha mandati “a due a due”. La stessa cosa vediamo in San Paolo, che ha sempre evangelizzato insieme a collaboratori, anche laici e coppie di sposi. Non da solo. E così è stato nei momenti di grande rinnovamento e di slancio missionario nella storia della Chiesa: pastori e fedeli laici insieme. Non individui isolati, ma un Popolo che evangelizza, il santo Popolo fedele di Dio!».

Ma cosa unisce il Popolo di Dio? «In questo unico Popolo di Dio, che è la Chiesa – dice il Papa -, l’elemento fondamentale è l’appartenenza a Cristo. Nei racconti commoventi degli Atti dei martiri dei primi secoli, troviamo spesso una semplice professione di fede: “Sono cristiano”, dicevano, “e perciò non posso sacrificare agli idoli”. Lo dice, ad esempio, Policarpo, vescovo di Smirne; lo dicono Giustino e altri suoi compagni, laici. Questi martiri non dicono “sono vescovo” o “sono laico” – “sono dell’Azione Cattolica, sono di quella Congregazione mariana, sono dei Focolarini”. No, dicono solamente “sono cristiano”. Anche oggi, in un mondo che si secolarizza sempre di più, ciò che veramente ci distingue come Popolo di Dio è la fede in Cristo, non lo stato di vita in sé considerato. Siamo battezzati, cristiani, discepoli di Gesù. Tutto il resto è secondario. “Ma, Padre, anche un prete?” – “Sì, è secondario” – “Anche un vescovo?” – “Sì, è secondario” – “Anche un Cardinale?” – “È secondario”».

Diventa importante, perciò, fare nostro l’appello di Papa Francesco: «Vorrei che tutti noi avessimo nel cuore e nella mente questa bella visione della Chiesa: una Chiesa protesa alla missione e dove si unificano le forze e si cammina insieme per evangelizzare; una Chiesa in cui ciò che ci lega è il nostro essere cristiani battezzati, il nostro appartenere a Gesù; una Chiesa dove fra laici e pastori si vive una vera fratellanza, lavorando fianco a fianco ogni giorno, in ogni ambito della pastorale, perché tutti sono battezzati».