IL TEMPIO: Stemma e Missione

A conclusione e come sintesi, lo stemma Paolino. Esso fissa i simboli che costituiscono il programma per la vita religiosa e per l’apostolato dei Paolini. È collocato sul pavimento, all’ingresso del Tempio.

Ma vediamo nei particolari.

L’Ostia santa. Splende in alto, irradiando luce e calore su tutto il complesso. Nell’Ostia la sigla M V V V, a indicare Gesù: Maestro Via Verità Vita. È la novità dell’Alberione. Finora anche lui aveva usato la sigla abituale JHS (Gesù salvatore degli uomini). L’Eucaristia è il pane quotidiano che nutre, allieta, fortifica e santifica. Nati dall’Eucaristia, i Paolini la vivono nella celebrazione della Messa e nell’adorazione.

Il Libro-Bibbia. Con l’alimento divino, la luce divina. Che illumina tutto l’essere umano: l’intelletto con le divine verità, la volontà a cui indica la via del cielo, il cuore con l’orientamento di amore a Dio e al prossimo. Per il Paolino questa è la quotidiana lettura: è il libro primo da pubblicare e diffondere, e il suo messaggio è il contenuto dell’insegnamento. Infatti Gesù, ha detto: «Io sono la Luce del mondo»; e altrove: «Voi siete la luce del mondo». Dio è il primo Autore-Scrittore. È Lui il grande Editore dell’umanità. Servito da uomini da Lui ispirati, invita gli uomini alla casa del Padre Celeste, indicandocene la via.

La penna. Primo strumento di comunicazione, indica tutta la serie degli altri strumenti: macchinari, carta, pellicole, radio, televisione, rete digitale… Tutti pulpiti dell’apostolato paolino. E strumenti di evangelizzazione per la stessa Chiesa, secondo il Decreto del Concilio Ecumenico Vaticano II Inter Mirifica.

L’iscrizione sul libro: UT INNOTESCAT PER ECCLESIAM MULTIFORMIS SAPIENTIA DEI («Perché sia manifestata, per mezzo della Chiesa, la multiforme sapienza di Dio», Efesini 3,10). L’affermazione dell’Apostolo indica la posizione dei Paolini nella Chiesa: sono inseriti nella Chiesa, custode e maestra della sapienza rivelata da Dio. E – aggiunge san Paolo -: «Tutto ciò che è vero, puro, giusto, bello, santo e amabile… sia oggetto dei vostri pensieri» (Filippesi 4,7). Essere discepoli e maestri, ma alla maniera di Paolo: «Io ho predicato a voi quanto io prima ho appreso dal Signore» (1 Corinzi 11,23). La multiforme sapienza di Dio viene descritta dal Libro della Genesi fino all’Apocalisse, attraversando la storia di tutti gli esseri umani. In Cristo Gesù ci dà il coraggio di avvicinarci in piena fiducia a Dio, per la fede in lui.

La spada. Ha doppio significato. San Paolo ha donato tutto se stesso per il Vangelo, ed è morto di spada, alle Tre Fontane (Roma). L’Apostolo inoltre esorta ad armarci contro il male con “la spada dello Spirito, che è la Parola di Dio” (Efesini 6,17). Infine, come dice la Lettera agli Ebrei (4,12): «La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore». La Parola è spada che divide e separa l’uomo dallo spirito del mondo e dalla schiavitù del male. E l’uomo, fatto libero dai legami terreni, corre per la via segnata da Gesù Cristo: «Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso… e mi segua».

La scritta ALBA. Ricorda l’origine della Famiglia Paolina, in Alba (Piemonte), il 20 agosto 1914. Ma le lettere di ALBA sono anche le iniziali dei simboli degli Evangelisti: A = Angelo (Matteo), L = Leone (Marco), B = Bue (Luca), A = Aquila (Giovanni). È l’impegno dei Paolini: produrre e diffondere il Vangelo.

La scritta GLORIA DEO – PAX HOMINIBUS. «Gloria a Dio e pace agli uomini»: così cantano gli angeli ai pastori alla nascita di Gesù. La gloria di Dio è il fine ultimo dell’Incarnazione. Collegata alla salvezza degli uomini: pace con Dio e pace con il prossimo. Il Paolino, che con San Paolo afferma: «La mia vita è Cristo», vive e opera secondo Gesù Cristo, ha gli stessi fini della Redenzione. «Per Cristo, con Cristo e in Cristo», «gloria a Dio e pace agli uomini».

Cornice dello stemma. Ornamento e custodia dei vari simboli, è l’emblema di come il Paolino vive la professione religiosa e compie la sua missione.

MISSIONE DEL TEMPIO REGINA DEGLI APOSTOLI NEL PENSIERO DI DON ALBERIONE

«La Società San Paolo vive della luce, conforto e gioia che vengono dal Divino Maestro Gesù Cristo, dalla Regina degli Apostoli, da san Paolo apostolo… [La chiesa alla Regina degli Apostoli] a Roma, sarà la chiesa centrale della Società San Paolo… Sarà la chiesa della pietà mariana, che è simboleggiata nell’immagine della Regina degli Apostoli: Maria agli uomini presenta Gesù … Sarà la chiesa delle vocazioni» (Don Giacomo Alberione, La chiesa alla Regina degli Apostoli, in: Unione Cooperatori Apostolato Stampa, gennaio/febbraio 1946).

«Non si sa ancora abbastanza ciò che riguarda Maria Regina degli Apostoli. Una volta ho sentito dire questa stranezza: nella immagine della Regina degli Apostoli non c’è nulla che riguardi l’apostolato. Ma non c’è la Madonna che dà Gesù? E che cos’è l’apostolato se non dare Gesù? Voi non fate una distribuzione di pane: fate una distribuzione di verità, per dare al mondo Gesù. Dunque: nell’immagine della Regina degli Apostoli c’è tutto» (Don Giacomo Alberione, Prediche alle suore, 1° maggio 1951).

«La devozione alla Regina degli Apostoli deve ottenerci i mezzi di apostolato, e lo zelo e la santa industria, per arrivare sin dove non avremmo mai pensato di poter arrivare» (Don Giacomo Alberione, Meditazione, 1° maggio 1949).

«In questa chiesa specialmente si adempirà il precetto-invito del Divino Maestro: “Pregate il Padrone della messe che mandi buoni operai per la mietitura”» (Don Giacomo Alberione, Alla Regina degli Apostoli, in: Unione Cooperatori Apostolato Stampa, novembre/dicembre 1947).

«Sorgeranno vocazioni da ogni parte… Vocazioni che scuoteranno le menti, compiranno ogni sorta di buone opere» (Don Giacomo Alberione, Haec meditare, agosto 1947).

«Vocazioni per tutti gli apostolati, vocazioni per tutti gli Istituti religiosi, vocazioni per tutti i seminari, vocazioni per tutte le nazioni: fra esse, specialmente, le vocazioni per gli apostolati più urgenti, più moderni, più efficaci» (Don Giacomo Alberione, Dedicazione…, in: San Paolo, novembre/dicembre 1954).

«Questa chiesa ha qualcosa di importante rispetto all’umanità. Nella chiesa sarà costituita l’adorazione continua, e cioè noi presenteremo a Gesù, per mezzo di Maria, le suppliche per le vocazioni… Oggi la Chiesa ha il problema dei problemi da risolvere: il problema delle vocazioni. Noi chiederemo per tutta la terra, per tutte le istituzioni, per tutte le diocesi, per tutti gli apostolati. Il nostro cuore deve essere aperto, largo. Aperto ai bisogni di tutti, largo per includervi tutte le anime. Deve essere formato secondo il Cuore di Gesù: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” (Matteo, 11,28)» (Don Giacomo Alberione, Novena in preparazione alla dedicazione del Santuario, 30 novembre 1954).