L’altare
L’altare è il fulcro di tutto il cammino spirituale raffigurato all’interno della Cripta. Disegnato dall’ingegner Forneris, è stato ricavato da un blocco monolitico di marmo bianco, dal peso di circa 70 quintali. Ispirato al sarcofago romano, si mostra come la pietra di fondamento.
La sua importanza è sottolineata dalla collocazione centrale all’interno della Cripta che lo rende il primo e più imponente riferimento visivo per il visitatore. È punto di raccordo tra la calotta e il deambulatorio: attraverso di esso è possibile interpretare correttamente le figure femminili dell’Antico Testamento e il cammino di perfezione proposto sul deambulatorio.
È del tipo papale, con doppia fronte, scolpito a bassorilievo da Teofilo Raggio.
Un lato descrive il Protovangelo in cui Maria inizia, nel tempo, la sua missione di mediatrice. Esso rappresenta il peccato originale e la promessa del Messia. Adamo ed Eva, nel momento stesso in cui ricevono la condanna, intravedono additata da Dio, una speranza di redenzione: Maria Immacolata, Madre del Messia venturo.
L’altro lato rappresenta la predestinazione di Maria, come Madre di Dio e mediatrice degli uomini. In un rilievo appena sbalzato, dagli effetti pittorici, viene mostrata una natura vergine, vibrante di luci e di aria in un cielo sconfinato, dove il sole, la luna e le stelle si imperniano attorno all’Eletta. Questa iconografia trae ispirazione dal “segno grande” che appare nel cielo, descritto dall’Apocalisse.
La Madonna è presentata nell’atto di adorare il Verbo incarnato nel suo seno, quale Theotocos, Platytera, Grande Panaghia, soggetto già apparso nella iconografia bizantina in cui il Bambino Gesù è raffigurato entro un medaglione nel seno della Madre. Un’immagine da secoli trascurata nell’arte occidentale. Le parole di lode a Maria sono evocate nei simboli tradizionali, tratti dalla Bibbia, della fonte, dell’albero, della colomba, della cerva e del fiore sbocciato.
Sull’altare vi era il Tabernacolo (ora spostato in una cappella laterale). Ecco cosa dice don Alberione: «Il Tabernacolo dove siede il Maestro nasce su un altare da cui prende le mosse una solenne celebrazione artistica della Vergine: da un lato è la comparsa dell’Immacolata, in contrasto con il peccato d’origine; dall’altro lato Maria emerge dalla creazione, “primogenita ante omnem creaturam”, quasi capolavoro del Creatore, quasi fiore dell’universo: un bel fiore scolpito vicino alla Vergine sottolinea infatti questo pensiero. Dal fiore al frutto: nel Tabernacolo troviamo infatti il frutto del seno della Vergine, Gesù» (Don Giacomo Alberione, Maria: Discepola e Maestra, San Paolo, novembre/dicembre 1959).
La storia teologica di Maria prosegue con le testimonianze scritturali anteriori alla sua nascita. Ecco allora, sui fianchi dell’altare, le immagini di quattro profeti che la preannunciano.
Su un fianco, Mosè e Isaia.
Mosè, con le tavole della Legge. Come Mosè ha offerto la liberazione al popolo di Israele attraverso il passaggio del Mar Rosso, così Maria offre la liberazione ai cristiani attraverso il Cristo e la sua Pasqua. E come Mosè ha offerto il patto dell’Alleanza tra Dio e il popolo, così Maria offre il nuovo Patto dell’Alleanza, il Cristo.
Isaia, con in mano un fiore. A ricordo dell’annuncio: «Un germoglio spunterà dal tronco di Jesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici» (Isaia 11,1).
Sull’altro fianco, Geremia e Michea.
Geremia, con il rotolo delle Scritture. Annuncia: «Ecco verranno giorni – dice il Signore – nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda io concluderò una alleanza nuova… Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo» (Geremia 31,31.33).
Michea, che predica la nascita di Gesù: «E tu, Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele» (Michea 5,1).
La rappresentazione visiva dell’altare esprime totalmente il concetto di salvezza “raccontato” all’interno della Cripta: Maria rappresenta la soluzione offerta da Dio all’uomo.
Ai quattro angoli dell’altare abbiamo otto angeli adoranti.
Il nome Maria/Miryam
Era una delle tante bambine di Nazareth. I suoi genitori le avevano messo un nome importante: Maria. Vi era racchiuso ciò che già era agli occhi di Dio, e ciò che sarebbe diventata con il suo “sì” al pieno coinvolgimento nel mistero della salvezza.
Il nome Maria deriva dall’egizio Myrhiam, che significa “principessa”. In ebraico, il nome diviene Miryam, che, oltre a mantenere il significato originale, ne acquista altri, anche con riferimento a Miryam, sorella di Mosè.
1) Principessa. Da MAROM: “altezza” o “essere innalzato”. Di qui il significato di “amata, privilegiata, innalzata a privilegio” e, quindi, “principessa”.
2) Amata da Dio. Nome composto dalla radice egizia MJR (amata) e dalla radice ebraica JA, abbreviazione di JHWH.
3) Maestra e Signora del mare. Da MOREH (Maestra-Signora) + YAM (mare). Come Maria, sorella di Mosè, fu maestra delle donne ebree nel passaggio del Mar Rosso e Maestra nel canto di Vittoria (cfr. Esodo 15,20), così Maria è la Maestra e la Signora del mare di questo secolo, che Ella ci fa attraversare conducendoci al cielo. Il cantico di Mosè del Nuovo Testamento sarebbe il Magnificat, cantato appunto da Maria.
4) Stella del mare. Dal prefisso nominale (o participiale) M + ‘OR (luce) + YAM (mare). Come Maria, sorella di Mosè, è stella del mare nell’attraversare il Mar Rosso, così la Madonna è la stella del mare della vita.
5) Mare di grazie. La presenza della radice Yam (mare) nel nome di Maria, suggerisce la considerazione della Madonna come “mare di grazie”. Riprendendo Qohelet 1,7: «tutti i fiumi entrano nel mare», si afferma che tutte le grazie (= tutti i fiumi) sono “confluite” in Maria, il mare di grazie.
6) Pioggia stagionale. Da MOREH (prima pioggia stagionale). Maria è considerata come Colei che manda dal cielo una “pioggia di grazia” e “pioggia di grazia essa stessa”. «Voi, figli di Sion, rallegratevi, gioite nel Signore vostro Dio, perché vi dà la pioggia in giusta misura, per voi fa scendere l’acqua, la pioggia d’autunno e di primavera, come in passato» (Gioele 2,23).
7) Amarezza. Dalla radice MRR (essere amaro). Maria, sorella di Mosè, fu chiamata così perché, quando nacque, il Faraone cominciò a rendere amara la vita degli Israeliti e prese la decisione di uccidere i bambini ebrei. Anche la Madonna ha patito dolore e amarezza accanto a Gesù nell’opera di redenzione dell’umanità. Inoltre il diavolo, di cui il Faraone è figura, fa guerra alla stirpe della donna, rendendo amara la vita ai veri devoti di Maria, che, tuttavia, protetti dalla loro Regina, non hanno nulla da temere.
8) Altezza. Un ultimo riferimento è a “More”, località presso Sichem, luogo delle teofanie e dell’incontro con Dio. Presso la Quercia di More (MOREH ‘ELON, alta quercia) si ferma Abramo. Qui «il Signore apparve ad Abram e gli disse: “Alla tua discendenza io darò questo paese”. Allora Abram costruì in quel posto un altare al Signore che gli era apparso» (Genesi 12,6-7). È il luogo della promessa, l’annuncio e la garanzia del futuro. Come per Maria dove si esprime il Dio altissimo: è il luogo della promessa e dell’incontro con Dio.
- In Italia, il nome di Maria viene spesso sostituito da Madonna. Il termine, dal latino mea domina, significa “mia Signora”. “Mia donna”, considerando la lingua corrente. Questo appellativo dice il rapporto amoroso esistente tra Maria e la gente. Essa è “la mia donna”, il “mio amore più alto”, la persona che “porto nel cuore”, la donna “cui sono fedele” perché è “mia”.
L’ambone
È il luogo liturgico dove la Parola di Dio è proclamata con solennità, dove viene annunciato il compimento della salvezza.
La struttura, in marmo, disegnata dalla Pia Discepola architetto Michelangela Ballan e realizzata dallo scultore Alessandro Verdi, contiene nei quattro lati figure e scritte significative:
- Astri, un albero, un animale…, e la scritta: Dio tutto hai creato con la tua Parola (Sap 9,1)
- Mosè, e la scritta: Susciterò loro un profeta come te (Dt 18,15)
- Giovanni Battista, e la scritta: Voce di uno che grida: Preparate la via (Mt 3,3)
- Due malati, e la scritta: La tua Parola che tutto risana (Salmo 107)